Meridionale

Meridionale
Reading durante il concerto di Fabrizio Emigli alla Domus Talenti, Roma, 10 marzo 2011

mercoledì 21 dicembre 2011

Risurrezione


Mi consola, prima della consolazione stessa
la semplice possibilità di un tuo intervento
un piccolo miracolo tutto tuo
fosse pure, beccare sempre il verde
o l'ascensore che mi aspetta
oppure il barista che mi riconosce
e che mi chiede "il solito?"
Mi consola, prima della consolazione stessa
sapere che ci sei, che sei urbana e provvidenziale
a tal punto che se ti penso
interrompo la sequenza di starnuti
o non avverto neppure un acufene
oppure sogno un numero, e quello esce
estratto su ogni ruota
Mi consola
anche se non è poi chissà che cosa
perché il miracolo è quando siamo in due
e pure in due non siamo ancora niente
Il mio uno si distingue per difetto
il tuo ha in sé un’intuizione
Che siamo uomini e gravati dalla sorte
ma nell’amore cerchiamo perfezione

Bartolomeo Smaldone
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mercoledì 7 dicembre 2011

Appunti

-Quando sei nata?- chiese il piccolo cerino alla candela
-Nella notte più lunga delle altre- rispose dritta e altera la candela
-E' per questo che ti chiamano Lucia?-
-Il mio nome l'ha scelto uno scrittore, che di notte sta piegato sopra i fogli.Quando gli occhi gli si fanno piccolini, io gli passo davanti a risvegliarlo-
-Potrò, un giorno,diventare una candela?- chiese con ammirazione quel cerino
-Tu consumi la tua luce troppo in fretta. Io la lascio consumare con lentezza. Sii felice di intrometterti nel buio; a me lascia ridestar la lucentezza

martedì 6 dicembre 2011

Filastrocca dello pneumatico impazzito (alla Murgia avvelenata)


La società evoluta
ha scelto a suo suggello
discariche abusive
attigue all'orticello
Così può capitare
piantando una carota
che venga fuori un mostro
più simile a una ruota
Una di quelle gomme
che sanno accompagnare
milioni di persone
sensibili al viaggiare
E che dopo chilometri
finiscono inghiottite
a fare da concime
a felci e margherite
Succede in questo modo
che un gesto criminale
si insinui minaccioso
nel ciclo naturale
Quello che tempo addietro
per far sbocciare un fiore
nemmeno lo sognava
un inceneritore

Bartolomeo Smaldone
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lunedì 21 novembre 2011

DI QUESTO AFFANNO CHE CHIAMO AMORE


Di questo affanno che chiamo amore
scrivo così, in modo spregiudicato
Mi basta un odore, un codice genetico
Vorrei saperlo anch'io
dove iniziano i versi
e perché gente di buona reputazione
occupata nelle pratiche umane, artigiane
della sopravvivenza operaia
li riconosce come canoni di una fede
Perché io, per ciò che mi riguarda
penso più spesso e con più accondiscendenza
all'amore apocrifo
e in quello ti rivedo e mi rivedo
Se ci fosse un'infezione di sacralità
nei versi che scrivo per te
sarebbe comprensibile attenderli dall'alto
Ma le mie spurie metafore
sono ambigue
come la carità che si fa per strada
Sia chiaro,
non mi sento dannato
Nemmeno i santi riuscivano ad intuire
la loro santità
Mi sento amato
Quello sì, è un crisma di cui mi ungo volentieri
uno strano miscuglio che mi stordisce
Ecco
credo di scrivere per bisogno di capire
Se così è
ti amo per gratitudine

Bartolomeo Smaldone
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venerdì 4 novembre 2011

L'arco delle streghe (a Cesare Pavese)


Sorte beffarda e ruvida
che un attimo fa c'eravamo tutti
e ora chi resta dapprima chiede gli anni
e poi si compiace per aver passato la mano
Sorte di mala e sorte di compagnia
che confondi i Navigli con la Mole
e hai lo smalto in tinta con la sciarpa
e le scarpe in gomma che respira
Inverto i fattori e il risultato non cambia
E' chiaro ch'io resti il principale indiziato
di questa generale confusione passionale
Scegli me perché ho il collo più bello
anche se allo specchio posso sembrarti un altro
Scegli me per il mio accento normanno
e solo tu puoi udire una simile inflessione
nella mia voce da prima elementare
Sortilegio dell'arco delle streghe
Nell'ultima notte di Pavese
rimase inciso il nome della capitale
A me questa città piace così
meno gotica e più a nord del mare

Bartolomeo Smaldone
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venerdì 28 ottobre 2011

Appunti

Io non so se la Poesia salverà davvero il mondo; molti poeti, ed io sono tra quelli, fanno già tanta fatica a salvare se stessi.So per certo, però, che la Poesia può insegnare un linguaggio inusuale, suggerire una prospettiva inimmaginata.Che qualcuno, in tutto ciò, possa intuire una salvezza, è una appendice assolutamente prodigiosa.

mercoledì 26 ottobre 2011

Filastrocca del servo al potere


Il bene comune, il mezzo gaudio
il male di tutti nel mio abbecedario
Si salvi chi può, e muoia chi vuole
resistere ancora sbattendo le suole
Servire la causa, servire il potere
io sono il servile miglior consigliere
Su questa poltrona, cambiasse bandiera
ho posto ipoteca, mi si benedica

Bartolomeo Smaldone
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mercoledì 19 ottobre 2011

Sasha


Sasha

C'è una luce così nella fine del regime
una parte di verità
ossia un aborto
Per difendermi dal freddo, scendo in metropolitana
qui dove tutti cantano vittoria ed io capisco vodka
Ma questa profondità è solo un'altra superficie
Il cirillico è un cruciverba a sette colori
che ha imparato a conoscere il capitale
e non contempla ancora
la sintassi del verbo avere
Sasha, amico mio
basta a bere!
Un'alleanza così è una strada acclive
Finiremo insieme in uno di questi cento teatri
a scambiare il sorriso di moneta delle donne
per una dote d'amore universale
E poi lo so
che non sogni altro che morire nel Bolshoi
e a me non pensi affatto
Uomo ingrato alla benevolenza della sorte
mi chiedi pure di scriverti dei versi
per quando ti staranno tutti intorno
in indistinto silenzio di raccapriccio
Lo sai benissimo che di questo passo
sarò il primo ad andar via
e ancora mi inciti al brindare
Lo fai perché conosci il languore dei poeti
la loro sensibilità alla distruzione
e la mia personale abnegazione
a tenerti testa, fino alla fine

Bartolomeo Smaldone
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venerdì 30 settembre 2011

Sempre dalla parte della Cultura


Le ragioni della politica sono sempre meno le stesse della società civile, perché gli interessi che ciascuna persegue sono diversi. Una società civilmente evoluta, pone a fondamento della propria crescita morale i valori immateriali che derivano dalla Cultura e dalla Bellezza, e riesce a trasferire quei valori nella quotidianità, trasformandoli in segni tangibili di un positivo cambiamento. La politica, al contrario, è ripiegata su se stessa e sul compiacimento dei poteri forti. Di quei poteri che considerano la Cultura e la Bellezza come della minacce destabilizzanti.

Bartolomeo Smaldone

sabato 24 settembre 2011

Sopra ogni cosa ho amato le tue palpebre


Riusciresti a far parlare anche l'ulivo
e il trullo
in quella strada sciamannata
dove ci buttano i rifiuti
e quelli che hanno perso la fede
ci sputano anche
Quanto è indiscriminato il dolore, amore
più della morte
Ma senza, cosa saremmo?
Se non soffrissimo andando via da quella strada
come potremmo desiderare di averne un'altra?
E' tutto vero
nei sogni e nel volatile vestirsi al mattino
Tutto è vero
quando mi baci e chiudi gli occhi
ed io ti inganno, aprendoli per primo
per vedere le tue palpebre truccate appena
quel tanto che ti basta a perdere il pallore
Farò un lungo viaggio risalendo la nostra regione
lo farò di corsa per trovarti a quell'incrocio
e per seguirti fino a quella strada
sciamannata e nobile
Voglio sentirli parlare
l'ulivo e il trullo
quando gli darai la voce
Loro sapranno cosa raccontare
a quelli che sputano sull'amore

Bartolomeo Smaldone
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giovedì 22 settembre 2011

La Cava della vergogna


Non deve stupirvi la storia che stiamo per raccontarvi, perché è una storia tipicamente italiana.

E' quantomeno paradossale chiamare "problema" ciò che in qualsiasi altra parte del mondo chiamerebbero "opportunità". Ma, così è.

Nel maggio del 1999, in località Cava Pontrelli, a pochi chilometri dal centro abitato di Altamura, in maniera del tutto accidentale, vennero rinvenute oltre 25.000 impronte di dinosauri di quattro specie diverse, erbivori e carnivori, appartenenti al cretaceo superiore.
Una scoperta di straordinaria importanza perché permise di riscrivere la storia della paleogeografia mondiale, dal momento che dimostrò che le terre, lì, erano emerse non un milione di anni fa, come si credeva sino a quel momento, ma sessantacinque milioni di anni prima.
Cava Pontrelli era stata acquisita, quello stesso anno, da Carlo Columella con l'intento di ricavarne una discarica per materiali inerti.
Contrariamente a quanto sarebbe stato lecito attendersi, lo Stato non procedé subito, come pure avrebbe dovuto, con l'esproprio della Cava per pubblica utilità. Si limitò a porre un vincolo sulla paleosuperficie, di fatto lasciando che il sito paleontologico più importante al mondo rimanesse proprietà privata.
Da allora, da quel giorno di maggio, sono trascorsi dodici lunghi anni; dodici anni durante i quali si è fatto davvero poco, e davvero molto male.
Nulla è cambiato; anzi. Attualmente le orme dei dinosauri versano in uno stato di assoluto e mortificante degrado, anche perché non è stata posta in essere alcuna azione di tutela e di conservazione da parte della Soprintendenza Archeologica.
Le generali omissioni da parte dei soggetti che avrebbero dovuto, perché preposti dalla legge, farsi carico della risoluzione del problema, sono state
colmate, ancora una volta, e come spesso accade in Italia, da una iniziativa civica. Da una petizione on line promossa dal "Comitato per la restituzione al mondo della Cava dei Dinosauri di Altamura". Comitato che ha avuto il grande merito di porre, per la prima volta, il quesito esatto e soprattutto di porlo al giusto interlocutore: lo Stato.
Perché, nonostante quanto previsto dall'articolo 42 comma terzo della Costituzione, e dall'articolo 834 del codice civile, non si è dato corso sin da subito,
sin dal 1999, alla procedura espropriativa?
Un quesito chiaro, inequivocabile; una petizione firmata da migliaia di persone da tutta Italia; un'azione che per la prima volta, dopo dodici anni,
ha portato lo Stato, nella persona del Soprintendente archeologico della Puglia, dott. De Siena, ha pronunciare solennemente la parola esproprio.
Si tratta, certo, di un buon risultato, ma non ancora della definizione ultima della questione. Il Comitato per la restituzione al Mondo della Cava
dei Dinosauri, forte delle dichiarazioni rilasciate da De Siena, ha presentato formale richiesta di accreditamento, presso la Soprintendenza, per monitorare
tutte le fasi della procedura espropriativa. Perché sarebbe irragionevole, ora, abbassare la guardia, e questa storia, francamente, si è dimostrata
sino troppo irragionevole, o se vogliamo, meglio, "ragionevolmente italiana".

Bartolomeo Smaldone

mercoledì 21 settembre 2011

Non illudetevi di trovare la verità nella Poesia. La Poesia è la negazione della verità stessa. Se il poeta ammettesse di una cosa che essa è vera, non comporrebbe mai nemmeno un verso.
La Poesia è allucinazione, alterazione, mistificazione.
Di un intero universo, la Poesia è il suo esatto opposto, il parallelo.
Anche quando vi pare che la Poesia parli della vita, non dimenticate che pure la vita, per il Poeta, non esiste, non è vera al di fuori di sé. Ciò che gli accade, vivendo, è solo il passaggio obbligato per approdare ai suoi versi.

lunedì 19 settembre 2011

Era (mesozoica)


Era quello che sarebbe accaduto
era l'agonia dei miei versi incivili
era il ricordo di dove partimmo
era la strada della terrazza
Era il segreto che mi affidasti
era la promessa di non andare
era la cameriera alquanto stolida
era la gente inopportuna
era il mio piede sulla tua caviglia
era la tua mano che giocava col tappo
Era settembre e sembrava luglio
era di sera e sembrava giorno

Bartolomeo Smaldone
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mercoledì 7 settembre 2011

Filastrocca del pollaio (contro ogni abuso di potere)


Cento polli, tutti in fila
aspettavano l'arrivo
del furente macellaio
gran padrone del pollaio.
"Sì, è pur vero, siam pollame"
disse il pollo portavoce
"ma qui stretti, tra la paglia
neanche l'asino più raglia.
Sarà pure che il padrone
ha diritto alla magione
mentre i polli, per natura
han diritto alla cottura.
Però quanto gradiremmo
che da qui alla nostra fine
ci facesse il bel regalo
di allargarci le cabine.
Che se il pollo è un po' dimesso
non vuol dire che sia fesso
e a volerla dire tutta
vista l'aria che qui butta
neanche essere padrone
dà diritto al gran blasone".

Bartolomeo Smaldone
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lunedì 5 settembre 2011

Sono stato in pena per te


Sono stato in pena per te
e la pena di un poeta è un mistero inaccessibile
un male oscuro
Ogni cosa che fosse indispensabile al mio viaggio
la portavo con me
ma era lieve il mio involto
Indispensabile mi era solo il viaggio
e la pena con esso
Avrei voluto scriverti dal primo giorno
in quel vicolo maleodorante
in cui mi avevano riservato un tavolo
con i fiori di polistirolo
Ma non ero il poeta, allora
La pena mi ghermiva e l'aria mi mancava
e le parole risultavano inaudite
Ero un viaggiatore a corto di vocaboli
di un piano sensato di fuga
Sono stato in pena per te
lo riconosco con gratitudine alla pena
perché da quel giorno sino a questo istante
mi sono sentito così uomo
da non riuscire a scriverti
nemmeno un verso

Bartolomeo Smaldone
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giovedì 1 settembre 2011

Memoria


L'aria mi ripugna
non l'aria in sé
quella mi porta i pensieri
L'aria che non ti blandisce
come sapone di Aleppo
che non viene a raccontarmi
delle tue disgrazie e dei tuoi voti
Quell'aria mi ripugna
perché non è nostra
nostra soltanto
E' l'aria dei controllori e degli evasori
l'aria dei detenuti e delle carmelitane
E' il sogno dei sommozzatori
il lusso degli ipocondriaci
Ma l'aria che si smeriglia al tuo passaggio
quell'aria, io la benedico
Fossi un vegetale o un musicista
a quell'aria renderei la vita

Bartolomeo Smaldone
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sabato 27 agosto 2011

Motel "La locanda"


Il livello di tutto questo spettacolo è mediocre
categorico, parcellizzato
Ho dovuto mormorare una scusa per arrivare da te
a vederti nuda sopra questo cotone
che nessuno sa quand’è l’ultima volta che è stato lavato
o chi ci si è steso sopra prima di noi
E poi, mi angustia e mi deprime
non sapere nulla di chi sei
o che tu ignori molti dettagli della mia vita
Per non dire di quanto mi avvilisca
non avere la certezza di essere riuscito a procurarti piacere
Solo, non riesco a pensarci
che un attimo dopo essere venuto
e quello è il tempo in cui mi vedo nella mia auto
fuori nel parcheggio
a scegliermi un cd, accendere una sigaretta
e partire sotto la luce tumefatta della provinciale
Mi vedo così lontano
da essere pervaso ancora una volta
dal desiderio di ritornare qui

Bartolomeo Smaldone
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martedì 9 agosto 2011

Poesia semplice


E' bello parlare con te
anche solo di ciliegie o di saldi
del risvolto dei tuoi nuovi pantaloni
E' bello sentirti raccontare storie che non sai
per il piacere di inerpicarti sugli specchi
in tutto simile alla mia prima bravata
quel furto di poche lire nella chiesa
Il tuo sorriso è bello
bello così, anche senza aggettivi
La spiaggia desolata è bella
se ci metti i piedi e mi bendi gli occhi con le mani
e canti alla musica della parola crasi
Credo di sapere in che misura t'amo
e la misura esatta del tuo amore
l'ho appresa il giorno in cui mi hai confidato
che non si può rubare la solitudine ad un poeta

Bartolomeo Smaldone
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mercoledì 3 agosto 2011

23 luglio

L'ultima volta che ti videro passare
saltellavi per la felicità
Un tale scrisse in un redazionale
che galosce così se ne contavano poche
E' per invidia che diventasti bella
o eri già nata così, dall'acqua del pozzo
quando i soli riscaldavano le vecchie
che quella bellezza masticavano amaramente
nelle loro bocche piene di sedano
per non scilinguare maledizioni

Bartolomeo Smaldone
All rights reserved

lunedì 1 agosto 2011

Ritardo


E tossì
di una tosse dolorosa e stridula
come il clangore di un coperchio che cade in terra
Le sue gambe abbandonate su una sedia
avevano l'arrendevole aspetto di un pendolare
giunto in stazione appena dopo
la partenza del suo treno
Tossì ancora
questa volta per indicarmi il calendario
dove appuntava la lista della spesa
e insieme al latte scremato da comprare
ci vidi scritta la sua richiesta d'aiuto
nel giorno del nostro ennesimo anniversario
-Hai affondato così tanto
le tue mani nel mio cuore
che ora stento a riconoscermene uno
Sarà così fino alla fine
le mie gambe abbandonate sulla sedia
e tu di spalle a guardare il calendario
C'è forse un altro modo di amare
diverso dallo stare ad aspettarti?-
Avrei dovuto dirle - sì-
e invece me ne andai senza voltarmi
Mi scrisse
-Qualcuno ha detto dell'amore
che è come affidare il cappotto a un cameriere-
Sentii tossire, sperai che fosse lei
era lo spiffero del vento tra le scale

Bartolomeo Smaldone
(All rights reserved)

martedì 26 luglio 2011

Il cantico dei precari


Buio, buio, buio
chi non vede la tua luce
non può far sua la gloria degli umani
Nell'oscurità ci muoviamo con sussiego
portando pesi alle caviglie
ali di piombo puro
Soli, come eroi o commessi
davanti ad un nugolo di postulatori
pronti ad indebitarsi per non perdere la giovinezza
Mentre noi ce ne stiamo al buio
con una protesi di certezza
un contratto part-time
un senso di deliquio allo stomaco
per un'ora che non arriva
un interruttore che fa i capricci

Bartolomeo Smaldone
All rights reserved

martedì 19 luglio 2011

Poker (18 luglio 2011)


Nessuno sa
dove si nascondono le anime dei cani
in quale distesa di colza vanno a riprendersi la libertà
alzando le zampe in segno di vittoria
Nessuno sa
la smorfia che farai
a sentirti dire che ti reincarnerai in un uomo
giusto per capire come si sta da questa parte
ora che non ci sei
ed io in un cane
per saltarti sul letto o tra le braccia
come un primogenito
Nessuno sa
perché si ama così e così si piange
dopo che per anni non ci si è detti una parola
e invece, ora, moriamo entrambi
annusando esausti questo cancro di luglio

Bartolomeo Smaldone

martedì 12 luglio 2011

Espiazione


Se dunque il limite sta tutto lì
nei tuoi piedi lunghi sul cruscotto
nell'ossimoro di una canzone
che non abbiamo nelle nostre corde
eppure canti,
cantami amore
che per sentirti alzo il finestrino
e per amarti mi rifaccio il trucco
il trucco antico, quello del fachiro
Se questo limite sta tutto lì
nella colpa che non si ravvede
cosa importa se nel girone
troveranno posto anche per noi
Che pur di caldo si tratterebbe
nell'averno o nell'abitacolo
gran carnefice degli amanti
dai destini spesso dissonanti

Bartolomeo Smaldone
Copyright 2011
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venerdì 8 luglio 2011

Prossima presentazione di "Atomi"


Venerdì, 22 luglio 2011, ore 21.00 presso "Dal Canonico", Mola di Bari, contrada "Brenca", località S.Materno, via Chianchiarelle 48

giovedì 30 giugno 2011

Appunti

Ci salverà la foglia caduta sulla tua lingua/beato chi ne mangerà/Ci salverà/credimi e prendimi/Ho il salmo degli amanti che mi scotta sulla fronte/Non affidarmi al maestrale/Non affidarmi al granchio, al palo, al bastone/Ci salverà la foglia/un'ombra così piccola/ ci salverà/

mercoledì 29 giugno 2011

L'amato albero


Altamura, 9 maggio 1799

Adorata Rita,
mio conforto, mia speranza, mio risveglio.
Non vi appaia strana questa lettera che ancora non so se giungerà a voi per mano mia o per quella di altro messaggero, o se, all’inverso, vi capiterà di trovare in modo casuale in una delle stanze di questo amato palazzo.
È così vasta la moltitudine dei pensieri che abita la mia mente, da farmi desiderare di mettere ordine ad ognuno di essi, perché non si corra il rischio, nei giorni a venire, che anche uno solo dei figli di questa amatissima città dimentichi quello che è accaduto nel corso degli ultimi mesi e quello che accadrà a partire da domani, del cui esito non ci è dato sapere, semmai sperare che ancora una volta, come di sovente accadde nella storia di Altamura, si possano ricordare ai posteri le eroiche gesta del nostro impavido popolo.
Non ho pentimento alcuno per aver sposato una sì nobile causa, dacché al di sopra di ogni bene, di ogni fortuna, cui l’essere umano possa ambire, non vedo altro supremo valore che non sia quello della Libertà.
Gli uomini, tutti gli uomini, senza distinzione di ascendenza o di pelle, non vengono al mondo per subire l’oppressione e l’umiliazione imposte dalla tirannia. Così, ogni sopruso che limiti la facoltà di opinare, di manifestare i propri pensieri, di far valere le proprie inclinazioni e i propri talenti, è assai più deplorevole dell’atto di coercizione fisica, poiché mortifica lo spirito in modo più ignobile di quanto la vile forza ferisca il corpo.
Contro l’oppressione dei ricchi e dei potenti, è sacrosanto che ogni uomo insorga, e affermandosi il principio della Libertà non potrà non affermarsi il luminoso principio dell’Uguaglianza, dal quale derivano tutti i diritti e tutti i doveri dei cittadini, e sopra il quale, l’irrinunciabile baluardo della legge dovrà vegliare indefessamente.
Confido nella vostra comprensione, adorata Rita. Altre volte mi avete sentito pronunciare simili parole e sempre amorevolmente avete ripetuto che non poteva trattarsi di semplice infatuazione, perché i miei occhi baluginavano di luce sincera e tutto il mio corpo era pervaso da brividi.
Dovreste vedermi ora, curvo sulla scrivania, a tenermi la fronte nello sforzo di ricordare ogni istante, dal primo giorno in cui questo tempo memorabile ebbe inizio.
Era il dicembre del 1798, allorché nella casa di Giovanbattista Manfredi e in quella di Vincenzo Melodia si tennero le prime riunioni, alle quali intervenimmo, da subito, in molti, affascinati come eravamo dalle nuove idee. Se un così mirabile inizio poté compiersi sotto i migliori auspici fu, senza dubbio, merito della presenza, nella nostra città, di docenti e studenti illuminati, i quali contribuirono, attraverso i loro pensieri e il loro operato, a preparare e rendere fertile quel terreno ove presto avrebbero attecchito i semi degli ideali della Rivoluzione Francese, sospinti dal vento dei moti napoletani.
Altra sorte non avremmo potuto sperare per la nostra amata Altamura, che il privilegio della Libertà conobbe dal suo primo giorno di vita, poiché le fu concesso dall’uomo che qui volle edificarla, affrancandola da ogni balzello e da ogni gravame.
Altamura nacque libera e a tale condizione ambì in tutti i secoli che seguirono, anche quando dové subire le angherie di feudatari-padroni; anche quando, messa in vendita dal barone Gaetani per pagare i suoi debiti, venne riscattata dall’orgoglio dei suoi amati figli che si autotassarono con ogni sorta di sacrificio pur di cancellare l’onta di quell’ignobile gesto.
Cos’altro potrei mai desiderare io, in questa ora tarda e irrinunciabile, se non di portare a compimento, con ogni mia forza ed ogni mio proponimento, il processo di liberazione da ogni abominevole forma di schiavitù dell’anima e del corpo? Quel processo che iniziò a perpetuarsi non nel dicembre del 1798, ma molti secoli prima, perché è nel nostro sangue l’istinto a combattere per contrastare ogni abietta umiliazione inferta agli uomini contro il loro diritto naturale alla Libertà.
Cos’altro potrei mai desiderare, Rita?
Voi mi amate, e questo nobile sentimento io vi restituisco con tutto me stesso. Al pari di voi vorrei poter vedere nel nostro domani una vita insieme, dei figli nostri, le nostre occupazioni e le nostre umane preoccupazioni.
Tutto questo io bramo quanto voi.
Ma a cosa varrebbe mettere al mondo dei figli per costringerli a vivere una vita iniqua ed avvilente? Non avrebbero ragione, essi, una volta adulti, a rimproverarci di aver subito passivamente l’imposizione dei tiranni, senza aver avuto alcun impeto di ribellione contro di loro?
Non possiamo pensare di esimerci dalle nostre responsabilità nei confronti della Storia; la Storia è al di sopra degli uomini, ed io so, lo so per certo, che non mi è data facoltà di sottrarmi a questo dovere morale, perché non mi perdonerei mai di aver portato in salvo la mia vita come un vile, né me lo perdonerebbero i posteri chiamati a giudicarmi.
Domani io mi batterò e lo farò insieme a mio fratello, insieme a Giuseppe Giannuzzi, e a tutti gli altri repubblicani che l’8 febbraio scorso issarono l’albero della Libertà, nella piazza della Cattedrale, tra la folla acclamante e con le lacrime agli occhi.
Si batteranno gli studenti che hanno distrutto le insegne regie, e si batteranno i professori della nostra gloriosa Università. Si batteranno i contadini, armati dei loro strumenti agricoli, ed eroicamente si batterà la Guardia Civica, baluardo della nostra Municipalità.
Con onore combatteranno i miei amici, Leopoldo Laudati, Graziantonio Debernardis, Giuseppe Patella, Nicola Popolizio, Candido Ceglia, Pasquale Viti. A loro va il mio abbraccio di questa interminabile sera.
A loro che con me gioirono alla notizia della proclamazione della Repubblica Napoletana e gonfi i cuori di gioia scandirono ogni articolo della Costituzione del Governo Provvisorio, recitandoli a voce alta, come un inno di vittoria.
A loro e a tutte le sere trascorse insieme a commentare le notizie che ci giungevano per mezzo del Monitore Napoletano: le imprese di Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ignazio Ciaja, Gaetano Filangeri, Eleonora de Fonseca Pimentel; i nostri fratelli napoletani a cui non smetteremo mai di rivolgere il nostro grazie per averci regalato il sogno di un governo repubblicano, retto da uomini uguali e liberi.
In cuor mio so, mia devota Rita, che Altamura è stata abbandonata al suo destino, nonostante abbiamo tentato di convincere la nostra popolazione del contrario. I materani, che come noi avevano proclamato la Repubblica, sono tornati presto a sostenere la causa borbonica, e ormai si saranno congiunti alla masnada dei sanfedisti, capeggiata dall’orribile cardinale Ruffo. Quell’esercito di briganti e criminali, assetati di sangue e di razzie, ha potuto risalire incontrastato la Calabria e la Basilicata facendosi precedere da molti emissari e da numerosi proclami nei quali si sollecitavano le popolazioni a rovesciare gli infami alberi e ad innalzare, invece, la Santa Croce e la bandiera regia, veri segni di libertà.
Se solo Felice Mastrangelo e Nicola Palomba avessero attaccato subito Matera, anziché limitarsi a rimproverare i materani di ingratitudine per non aver apprezzato il beneficio che il Governo della Repubblica aveva creduto di procurare alla loro città, dichiarandola capoluogo del Bradano!!!
Ma come posso detestare con tutto me stesso Matera e gli altri comuni che hanno tradito la causa della Repubblica, senza provare lo stesso sdegno per i francesi, che avevano promesso sarebbero accorsi in nostro aiuto, e invece sono arrivati a Cassano e lì si sono fermati?!
Siano maledetti tutti loro, e sopra le loro teste scenda impietoso il giudizio della storia; non sia mai accostato il loro nome a quello della città di Altamura, ché non si possono mettere sullo stesso piano i pavidi e gli eroi.
Si sappia che gli altamurani non hanno mai smesso di credere nei princìpi illuministi che hanno rischiarato i cieli di Parigi e di Napoli, e oggi, più che mai, sono pronti a sacrificare le loro vite in nome di quella fede che ha significato per loro una irrinunciabile occasione di riscatto.
Non vi rattristino queste mie esternazioni, amata Rita.
È vero, debbo riconoscere di essere combattuto tra lo sconforto e la speranza. Più passano i minuti, più sento un peso orribile opprimermi il petto e il respiro mancarmi. Ma poi penso ai miei concittadini che hanno fuso le campane della chiesa di Monte Calvario per creare nuovi cannoni e allora si riaffaccia in me un orizzonte di vittoria, e mi ripeto che tanta dedizione, tanto ingegno e tanto coraggio non possono andare sprecati.
Non ha commosso anche voi vedere la nostra gente portare, il 5 maggio, la statua di Sant’Irene in processione?
Vi confesso di aver pianto in quella circostanza, giacché non ho interpretato quello come un ultimo, disperato, tentativo di impetrare l’intervento divino per redimere le sorti della nostra città. Al contrario, sono certo si sia trattato di un ulteriore atto di forza; di un chiaro messaggio mandato ai nemici, perché sapessero che la nostra vita continuava nonostante tutto; nonostante il loro minaccioso fiato sul nostro collo.
Ricordate quando vi dissi che non decidiamo di venire al mondo e di essere ciò che siamo, ma abbiamo il dovere di cambiare ciò che arbitrariamente gli altri hanno fatto di noi, delle nostre vite? Non dimenticatelo mai! Io non faccio che ripetermelo ogni giorno; e ogni volta che passo davanti all’albero della Libertà, nella piazza della Cattedrale, si rafforza in me la convinzione di aver operato nella maniera giusta; di aver risposto degnamente alla mia vocazione di uomo libero.
Quanto è surreale questo silenzio che precede di ancora poche ore l’inferno che si scatenerà domani!
A chi è dato sapere cosa resterà di questa attesa?
Se a celebrarci sarà un epicedio o un epinicio?
Se io stesso mi ricorderò delle mie parole e potrò da me pronunciarle ancora, o se, al contrario, sprofonderanno nell’oblio di un sonno senza tempo?
La mia angoscia di questo momento è la stessa che ho letto negli occhi dei fucilieri, degli uomini della Guardia Civica e di quelli della Guardia a cavallo; dei contadini e degli studenti, nei campi militari di Monte Calvario e di Porta Matera. Ma pari ad essa era la loro determinazione; la consapevolezza che ogni limite può essere superato quando nel cuore arde la fiamma di una fede.
Rita, perdonatemi se poco fa non ho saputo cingervi nell’abbraccio che avreste meritato; ma mi sarebbe sembrato un addio e più di ogni altra sofferenza io quella non avrei potuto sopportarla. Ora so, invece, che vi rivedrò prestissimo; che sarete ancora al mio fianco e mi camminerete accanto con orgoglio.
So, lo so per certo, che un giorno, non molto lontano, sarete la sposa di Michele Baldassarre, repubblicano altamurano, e i nostri figli ci saranno grati per aver assolto al compito assegnatoci dalla storia: io, difendendo strenuamente l’amato albero della Libertà; voi, dimostrando altrettanto coraggio nell’essere la donna di un rivoluzionario giacobino.


Altamura, 25 giugno 2011

Il 10 maggio del 1799, la città di Altamura fu assediata dall’esercito dei sanfedisti, guidato dal cardinale Fabrizio Ruffo.
Gli altamurani rifiutarono la resa e si batterono strenuamente, brandendo le poche e, spesso, rudimentali armi in loro possesso.
Animati dall’amore per quegli ideali di libertà ed uguaglianza cui avevano aderito issando l’albero nella piazza centrale, uomini, donne, vecchi, fanciulli, diversi preti che avevano smesso gli abiti talari, studenti e professori dell’Università, non si sottrassero al loro destino, dimostrando sul campo di battaglia un encomiabile valore che portò lo stesso cardinale Ruffo a dire, mesi dopo, di Altamura, che fu “la più fiera e ribellante città che s’era incontrata nel viaggio.”.
Tra i tanti a cadere sotto i colpi dei sanfedisti ci fu anche Michele Baldassarre.
È drammaticamente noto, forse più di altri, l’episodio che racconta dell’ultimo disperato tentativo degli altamurani di opporsi alla prevaricazione dell’esercito filo borbonico, sparando, con i loro cannoni, delle monete, una volta aver realizzato di aver terminato le munizioni.
Quell’inferno durò tre giorni. Al quarto, il cardinale benedisse le sue truppe e procedé verso Gravina, mentre i sanfedisti rimasti, forti dell’indulgenza plenaria concessagli dal Ruffo, continuarono a perpetrare i loro orribili crimini.
Se potete distinguere nitidamente questa voce che vi giunge dal presente, in un luogo, quello in cui ci troviamo, che essuda ancora i cruenti fatti di quei giorni, tenete bene a mente, come monito imperituro, che è privilegio, per noi italiani, poter festeggiare, quest’anno, il centocinquantesimo anniversario dell’unità del nostro Stato, anche grazie al contributo, in termini di vite umane, offerto dai nostri antenati altamurani. A quell’opposizione stoica che valse alla nostra città l’onorevole appellativo di Leonessa di Puglia.


Bartolomeo Smaldone
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martedì 28 giugno 2011

Recensioni


Una recensione di "Atomi" scritta da Fabio Simonelli nel numero di giugno del mensile internazionale di cultura poetica "Poesia". Laddove è scritto Sardegna, si sarebbe dovuto scrivere Puglia.

venerdì 24 giugno 2011

lunedì 20 giugno 2011

Prossima presentazione di Atomi - Comunicato Stampa -


Dopo Roma e Milano, "Atomi" approda ad Altamura.
La nuova raccolta di poesie di Bartolomeo Smaldone, edizioni Gelsorosso,
chiude il ciclo di eventi organizzati dal movimento culturale Spiragli e dal gruppo industriale Sistema all'interno di Palazzo Baldassarre, prestigiosa cornice
di due mostre d'eccezione: quella dei bozzetti e fumetti dedicati a Fabrizio
De Andrè e l'antologica del pittore figurativo fiorentino, Pietro Annigoni.
Accompagnato dalle musiche del compositore Giuseppe Manfredi, Bartolomeo
Smaldone traccerà, tra florilegi, prosa, e canzoni, un percorso onirico
dall'atomismo classico al nuovo umanesimo, passando attraverso l' "assurdo"
descritto da Albert Camus nel suo "Mito di Sisifo" e la prima trasvolata atlantica, in solitario e senza scalo, di Lindbergh, nel 1927.

Altamura, 26 giugno 2011, ore 20.00, Palazzo Baldassarre

Opera "L'amato albero", omaggio ai martiri altamurani del 1799


Sabato, 25 giugno 2011, ore 21.00, Palazzo Baldassarre, Altamura.

venerdì 17 giugno 2011

Appunti

Allora ci ponemmo a ridosso del muretto e sopra di noi stava l'asfalto e tutti attraversavano senza guardare. Tua madre ti aveva messo in guardia, ma nessun monito vale la storia della goccia e della roccia. "Oggi ti offro il mare" dissi, io che nemmeno ero buono a nuotare. Forse fu per gratitudine verso la mia fantasia che lasciasti che l'acqua ci bagnasse i piedi un breve istante.

giovedì 9 giugno 2011

martedì 7 giugno 2011

Appunti

Per quanto tu possa considerare inattendibili le mie parole, sappi che non ho mai smesso di amare l'Arte. Anche un attimo prima dell'impatto, io sapevo che ne sarei uscito vivo, perché la mia missione era quella di continuare il viaggio che avevo intrapreso. Ecco: è questo approccio alla vita e alla morte che fa di me un idealista sopra ogni altra cosa.

venerdì 3 giugno 2011

Appunti

E' un luogo scabroso la mia anima, eppure così vagamente confortevole. Ci sono germogli che altrove inaridiscono, e musiche ignare anche ai dotti delle scale armoniche più ardite. E' un luogo irragionevole la mia anima. Non conosce se stessa se non attraverso la disgregazione della morale comune.

Trentunesimo giorno del mese di maggio


Trentunesimo giorno del mese di maggio

Inobbediente al tempo, il pendolo
disegna un arco
vi aderisco, mi faccio adunco
così tu ci passi sotto
con in mano la canestra del bucato
Anche i tuoi denti sono più bianchi del solito
Settimo rintocco, ultima chiamata
è ora di scegliere tra un buon caffè
e un quarto di betabloccante
Mia figlia ha appena fatto la prima comunione
insensibile alle mie rimostranze
e all’astensionismo stoico
dalla prima fila dei banchi della chiesa
La tua ha solo due anni
e gli occhi del padre
Presto imparerà i nomi degli animali
e sarà brava a replicare le onomatopee
Partirò, partirai
le ultime due settimane d’agosto
quelle più indicate per i turisti malinconici
Mi offriranno da bere
crederò perché mi avranno riconosciuto
per merito del mio ultimo libro
Ti addormenterai con una strana prurigine ai piedi
un’unghia ti solleticherà la carne
Prenderai a sognare
il sogno di un pled sulle tue gambe appaiate
Sognerai l’arco del pendolo
me curvato
e tu che passi sotto con in mano la canestra
mia figlia e la tua
il conto sul tavolo
fermo al trentunesimo giorno del mese di maggio

Bartolomeo Smaldone

lunedì 30 maggio 2011

Lo strappo



Strapparti dalla vita consuetudinaria
dalla certezza canonica delle domeniche
tutte infarcite di crostate all’amarena
Strapparti e chiuderti con me
in un vano accessoriato
di poche suppellettili da dopolavoro aziendale
asciugamani con i nostri nomi
e libri rigorosamente usati
Strapparti dallo zelo delle vacanze programmate
dai voli low cost senza diritto di bevanda
per unirci nella bassezza
di una vita rimediabile, finalmente aperta
Strapparti dalla cena di natale con i posti assegnati
dal segno di pace, e dio ti benedica
dal saluto tra le scale della vicina ancora da maritare
nel tuo condominio con portiere e piante grasse
Strapparti per un solo ballo
(guida i miei passi e dimmi cosa fare)
per affondare tutto il naso nel tuo foulard a due colori
e nell’edicola miracolosa del tuo collo

Bartolomeo Smaldone

giovedì 26 maggio 2011

Comunicato Stampa

Prossima presentazione di "Atomi", venerdì 27 maggio, presso il salone della scuola elementare "Rosa Inelli" di Sirignano (AV) alle ore 15:00, nell'àmbito della giornata conclusiva del progetto "I sentieri dell'arte", a cura del maestro Bartolomeo Di Giovanni.

martedì 24 maggio 2011

Appunti

Mi sono perso nel piccolo lago, quello nato dalla prima impronta a stelle e strisce.Mi sono perso, non cercatemi. Sono un fuggitivo volontario. Ma la battigia non mi si addiceva, per questo ho comprato un biglietto interplanetario.

giovedì 12 maggio 2011

La scala


La scala

Le mie nuvole si sommano al volo
delle chiavi che scendono dal cielo
Le mie nuvole sono un circo in transumanza
e sono mie perché ne ricordo i nomi
Nuvola prima
mi conta tutti i giorni
e un po’ mi irrita, ma almeno mi rammenta
Nuvola seconda
le impronte dei miei piedi
ci passo veloce ma restano comunque
Nuvola terza
il mio maglione preferito
a collo alto come nei film di Truffaut
Nuvola quarta
il regno degli ambulanti
e delle donne alle porte con le ramazze in mano
Nuvola quinta
la mia fetta di anguria
e nessun prezzo da pagare all’acqua
Nuvola sesta
la prima polluzione
e la scoperta dei vangeli apocrifi
Nuvola di pane ricoperta d’olio
mentre la gente passa tutto il tempo in auto
ed io mi mangio sopra il tetto di un poggio
il mio boccone di buona primavera

-Atomi- Gelsorosso Editore
All rights reserved

martedì 10 maggio 2011

Comunicato stampa

Prossima presentazione di "Atomi" venerdì, 13 maggio, ore 18.00, a Poggiorsini (BA), nell'ambito della inaugurazione della Biblioteca Comunale. Con commento musicale del maestro Giuseppe Manfredi e della cantante Raffaella Caso.

martedì 3 maggio 2011

Appunti


"Lara se ne stava sulle scale, indecisa se risalire o continuare a fissare il pomello smaltato del portone. Una mosca le ronzò sul naso e lei non fece nulla per scacciarla.Il pomello era il suo stretto di Gibilterra e Lara lo avrebbe difeso da qualsiasi insetto molesto. Ma non in quel momento. Era lì che Paolo si era definitivamente appoggiato con tutto il peso del corpo, implorandola di dargli un'altra opportunità. Solo che il tempo a un certo punto scade, e questo lo sanno pure le mosche.Avesse abbandonato quelle scale e fosse corsa in strada, avrebbe visto Paolo camminare al contrario, in una postura innaturale per un uomo e più simile a quella di un salmone. I suoi occhi fissi verso il portone, non curante delle auto che dovevano evitarlo all'ultimo momento per salvargli la vita. Sarebbe stata vita quella, senza Lara? Pensava a tutto questo, ma sapeva, in cuor suo, che era vero il contrario. Allora il portone si aprì, e non era un miracolo, o la forza del suo pensiero. Solo una donna che usciva per portare a spasso il suo cane bianco e riccioluto. In quell'istante la mosca recuperò la sua libertà e volò verso Paolo, ammesso sempre che anche le mosche volino come gli uccelli.Ronzò verso di lui per portargli il messaggio di Lara; un messaggio di sopravvivenza, direbbero alcuni; di speranza, risponderebbero altri.Poi, in realtà, ognuno vive come gli pare, in modo più o meno consapevole e partecipe.Ma quanto è bello, per qualche istante, o per un lungo tempo, credere di trovarsi davvero nell'ultima scena di un film."

Paranza


L’altra parte della lingua mi manca
in questo sì ti sento accanto
nel bisogno di bere nonostante tutta quest’acqua
Qui la luce e il buio non sono che una cosa sola
Triglie per i tuoi capelli
e alici per i giorni dispari
biglie per la mia piccola al ritorno
e vento santo alle vele latine
Non potrò venirti in sogno
per essere l’occhio di questo indaco silenzio
nessuno crederebbe del resto
ad una confessione resa in mare aperto
Terrò stretta l’ampolla per un sorso di manna
nel nome fiducioso di chi mi aspetta a terra
e accompagnerò la mia paranza
nel nome indulgente di una giusta pesa

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
All rights reserved

martedì 26 aprile 2011

LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA

Dal violino discende la mia sorte


Avrei voluto saper suonare il violino
ora più che mai lo penso
nel vedere lei così magra
e così spagnola
dritta sulla sedia impilabile
di pessimo polietilene industriale
muovere entrambe le mani
come obbedisse ad un ordine remoto
e ad occhi chiusi, per di più
l’intero spartito sopra un piano inclinato immaginario
un leggio di frassino lasciato ad ossidare al sole
Avrebbe dovuto minacciare di chiudermi in conservatorio
mio padre
che beffa sarebbe stata una simile intimidazione da parte sua
Un po’ come dire – ti ordino di essere felice-
Allora esiste per davvero un posto del genere
un luogo dove uno va a rimediare
il negativo di un abbraccio
giusto per vederci dentro quello che gli pare
magari pure un po’ d’amore
Sì, lo voglio
Per tutto quello che in linea matriarcale non ho avuto
una bella lista nozze
che dentro ci stia di tutto
E a suonare il violino?
A suonare il violino lascio lei?
Così magra e così spagnola?
Potrei meritarli anch’io gli stessi applausi
e più di lei saprei fare un cenno di intesa al mio pubblico
Rassicurarlo che so di non averlo deluso
ché da me si aspettavano un brano ben suonato
perché certi nascono con delle mani così

Bartolomeo Smaldone

mercoledì 20 aprile 2011

Due giorni



Com’era grande la città
ne conoscevi i nomi delle piazze e dei semafori
Avevamo maglie larghe per il freddo
e negli stretti vicoli ti guardavo le spalle
provando ad immaginarti il pensiero
dal semplice rumore del passo
Due giorni
e poi l’affanno e la paura
di morire ancora di cuore
Mi stavi sopra, piccola
ma ci stavi tutta
una pelle incollata all’altra
Le mani, quattro
i piedi, quattro
le labbra livide di baci
la bocca ruvida di fumo e caffè
Volevi che scrivessi sempre
che lo facessi ovunque
anche sopra una ricevuta di ritorno
o sul retro di un biglietto ferroviario
Ma più di te io non avrei saputo dire
perché eri tu la lucida ragione
di quel tempo fatto di due giorni
di tabacco fumato fino al mattino

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
All rights reserved

martedì 19 aprile 2011

Appunti


“Non so come spiegarlo” disse lei, che aveva letto tutti i suoi libri,
“è come se la sua poesia fosse sospesa nel tempo; vero è che, dopo che
abbiamo fatto l’amore, la prima cosa a cui pensa è di andarsene, di
rivestirsi e di parlare di cose avulse. Ma io lo trovo comunque
irresistibile; un po’ credo sia una questione di vanità; nel senso: a me
piace starmene in qualche pagina di qualche suo libro. Sono luoghi
confortevoli per il narcisismo femminile. O, forse, è solo la
presunzione di esistere prima di ogni poesia, come una fonte di calore
che scioglie i grassi della vita”.

Appunti


Pensa alla Poesia come ad una casa,con molte stanze. E tu ci entri; alcune porte sono chiuse, altre solo discoste.In ogni stanza trovi una parte del poeta: quello che è; ciò che egli appare; i pezzi che ha perso; quelli che conserva nelle scarpe per non scordarseli mai. Allora, le passerai una ad una quelle stanze, e la casa non ti sembrerà mai vuota. Tu stesso la riempirai, riconoscendo la Poesia ovunque.

giovedì 14 aprile 2011

Comunicato stampa

Il prossimo appuntamento con tutti quelli che vorranno avere qualche notizia in più su "Atomi" è quello di domenica, 17 aprile, presso Villa Sioli, Via San Bernardo, 7 a Senago (MI), dalle 16.30 in poi. La presentazione avverrà nell'ambito della cerimonia di premiazione del premio di Poesia "Mario Mambretti", organizzato dall'associzione culturale "Anno Zero".

La buona parola


La buona parola ha il sapore del marzapane
la gente l’ascolta in piedi
con gli occhi addosso alla bocca del poeta
di fronte al quadro della sua arte visionaria
Rientra a casa senza ricordare
fiduciosa che il dettaglio di un giorno
la farà riemergere
o che qualcuno la pronuncerà
dall’altra parte del telefono
Dapprima le vocali, poi le consonanti
e le virgole pure come pause
si frapporranno
tra il senso compiuto e il senso lato
L’inciampo del vento
sarà il primo nome a cambiare
e con lui le combinazioni di aggettivi e sostantivi
La buona parola porterà la fantasia
mescolerà la sintassi
farà gridare al miracolo
attraversando il cuore di una montagna
che si era scambiato per una galleria

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
(all rights reserved)
Foto di Tina Romano

martedì 5 aprile 2011

Appuntamenti


La casa editrice Gelsorosso sarà presente a Bari, presso ExpoLibro 2011, dal 7 al 10 aprile.
Domenica 10 aprile, alle ore 10.30, nella Sala La Polla, verrà presentata la collana Caprifogli Bisegni, e in quella circostanza verrà presentato Atomi.

mercoledì 30 marzo 2011

Appunti

Il nostro è un progressivo perdere la saggezza. Da bambini siamo saggi e geniali; crescendo affiniamo uno scriteriato modo di gestire il nostro talento e le nostre fortune. E' per questo che diffido di quelli che menano vanto della loro maturità. Io ambirei più volentieri alla fanciullezza.

martedì 29 marzo 2011

Calanchi (a Carlo Levi)


Si sente appena il refolo
di un vento antico, rifugiato tra le pietre
Fermo, credo sia, il tempo
se di tempo può parlarsi qui
dove ogni cosa rinasce
nello stesso modo in cui si spegne
L’altitudine dà un vuoto di onnipotenza
anche alle persone più miti
e agli scrittori l’inganno del molteplice dio
dei molteplici mondi
rinchiusi tra le gole dei calanchi
Forse sono passato per questa via
ed era un giorno così
che l’aria stava ferma e pesante
i vecchi parlavano il loro strano idioma
e ad ogni parola seguiva un gesto
una coreografia, una superstizione
Ho appreso allora quei rituali
perché anch’io sono nato
dal sudore contadino dell’argilla
bianca e senza vita
non dall’amore di un uomo e di una donna

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore (all rights reserved)

Potete prenotare Atomi inviando una email all'indirizzo info@gelsorosso.it

Appunti


Molti uomini non fanno sogni e non facendone non ne hanno, poiché l’avere è un estuario del fare. Questi uomini, anche quando credono di sognare, in realtà, stanno solo lasciando lievitare un’escrescenza del loro bisogno primario: mangiare.
Per cui, sognano pietanze di carne e di pesce, fusilli, pizze napoletane con i friarielli, e rutti e tramestio di forchette, e bicchieri e flatulenze goliardiche.
Attività, queste, che i veri sognatori non disdegnano e non stigmatizzano. Al contrario; praticano secondo lo spirito proprio della convivialità. Ma non le sognano.
I veri sognatori sanno bene che la fase REM è un intervallo prezioso della notte e, per questo, la impiegano per affinare i loro ambiziosi progetti diurni.

Bartolomeo Smaldone

venerdì 25 marzo 2011

Il guardiano del buio


Ci stavo dentro quell’involucro di parole
senza nessuna legittima provenienza
chiuso in un senso che era oltre ogni forma
Solo ci stavo, nella solitudine che mi riconosco
quella che mi fa diverso in mezzo agli altri
Mi incontravi non per avere risposte
e le domande le avevi perse tutte
Mi incontravi per stare con me in quel silenzio
ostaggio di voci sovrapposte
Non sentivo il tuo disagio di essere interprete
di quell’involucro di tonfi chiasmi
di quel linguaggio che mi somigliava
nell’istante in cui si faceva me oltre il linguaggio stesso
Mi incontravi per stare dentro quel buco
che nessuno, eccetto noi, udiva
Potevamo parlarci perché eravamo sostanza
centro di tutte le comprensioni
Eravamo belli nel nostro silenzio
di una bellezza che suscitava invidia
per la sua inspiegabile perfezione
Se soffrivi, io sapevo
perché soffrivi senza dire
e l’involucro di quelle parole ero io
io il custode, il guardiano del buio

Bartolomeo Smaldone
-Atomi-
Gelsorosso Editore (All right reserved)

lunedì 21 marzo 2011

Appunti

Tra l'altro la Poesia è come un patrimonio continuamente in crescita; una sorta di monte a moltiplico dove ogni poeta porta il suo conferimento. Apparentemente informe, poiché racchiude in sé i tratti della molteplicità, essa è un'unica, perché fluisce sempre dalla medesima fonte.

Argento


Dovendo condividere il convoglio
Cinzia mi disse i nomi delle stelle
a me che a malapena mi reggevo in piedi
e che le stelle le vedevo di straforo
A lei veniva facile, è sicuro
per una volta che aveva alzato il mento
le stelle ad una ad una
le si erano impigliate tra gli anelli
Per cui parlava semplice
senza badare al cesto sulle gambe
ai farmaci nascosti nel giornale
al senso sintomatico del viaggio
-Credo ti sposerei anche adesso-
le dissi, avendo un prete sulla destra
disposto a prendermi in parola
-Ho come l'omeopatico sentore
che tu non sia finita qui per caso-
Solo una prova restava a sua discolpa
gli occhiali ben riposti sopra il naso
Se fossero caduti pure quelli
insieme al resto del prezzo del biglietto
le stelle impigliate tra gli anelli
sarebbero scomparse dentro il treno
e a farci da lanterne nel tragitto
solo i suoi occhi sarebbero rimasti

Bartolomeo Smaldone
(Inedito, All rights reserved, Coy2011)

mercoledì 16 marzo 2011

L'esercito di pecore


A furia di schiudere le porte
e di alba in alba
sgretolando e sgrammaticando gli anatemi
mi sono fatto servo
di un esercito di pecore e di un cane
Vorrei tanto tenermi al tuo fermaglio
e non baciarti allo scadere della quindicina
scollinando e brucando io stesso
questo eccesso di miseria che mi tocca
No, non è la sorte buona o micragnosa
il cuore di una pianta di gramigna
o il fungo che cresce accanto al cardo
È il senso di pieno nei miei occhi
il furore del silenzio
l’inclemenza del buio
e di nuovo il bianco raffermo del mattino
un altro senza il tuo sillabico amore
ridotto ad un furtivo atto di erotismo

Bartolomeo Smaldone
-Atomi-
Gelsorosso Editore (All rights reserved)

Potete ordinare Atomi inviando una email all'indirizzo: info@gelsorosso.it

mercoledì 9 marzo 2011

Acquistare "Atomi" direttamente dalla casa editrice

E' possibile acquistare "Atomi" direttamente dalla casa editrice Gelsorosso.
Le modalità di pagamento sono due: bonifico bancario e contrassegno.
Nel primo caso il costo della spedizione è di euro 1,50, oltre al costo del libro che di euro 10,00.
Nel secondo, il costo da sommarsi a quello del libro è di euro 5,60.
Gli estremi per il bonifico bancario sono i seguenti:

Gelsorosso Srl
San Paolo Banco di Napoli
IBAN IT35 H010 1004 0246 2501 7940 939

Ogni comunicazione potete inoltrarla all'indirizzo: info@gelsorosso.it

Grazie molte.

Bart

lunedì 7 marzo 2011

Per mia fortuna io l'ho sempre lambita la felicità. Credo che essa racchiuda in sé una minaccia di appagamento che non mi avrebbe consentito di essere inquieto. Adoro l'idea che esista, come archetipo supremo; ma mi vedo più a mio agio nella tensione che nel raggiungimento.

mercoledì 2 marzo 2011

B side


Da poco erano passate le tre
(d’ora in avanti quando diremo – tre –
non insinueremo perfezioni teologiche)
Il caldo era fedele a se stesso
e non ne voleva sapere
di rinunciare alla sua prerogativa
Ciò nonostante
i condizionatori erano spenti
Avevamo maturato, infatti
una certa sensibilità ecologica
Poiché non sapevi cantare
mi avevi dedicato una canzone
e per poco non mi tagliavo
radendomi la barba, tanto mi avevi commosso
Ero sicuro avresti pianto preparandomi il pranzo
non potevo anch’io mostrarmi scosso ai tuoi occhi
Cosa avremmo fatto, altrimenti?
Non sarei riuscito a dirti
quello che avevo scritto la notte prima
mentre passeggiavamo alle terme di Caracalla
e riflettevo che mai più
avrei potuto considerarmi comunista
Dimmi, sinceramente
quanto ci avrebbe reso una vita insieme?
Tu saresti invecchiata con serenità
io ne avrei fatto una malattia
al punto tale da divenirti insopportabile
Dici che è una congettura?
Forse sì, e sono troppe le domande
per uno come me
che ama il lato B dei dischi

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
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martedì 1 marzo 2011

Comunicato stampa


Anteprima assoluta di Atomi.

Sono felice di poter presentare il mio nuovo libro, Atomi, edito dalla casa editrice Gelsorosso, diretta dalla giovane,intraprendente, e capace, Carla Palone, il 10 marzo prossimo, presso la Domus Talenti, in Roma, nel corso del concerto del grandissimo cantautore romano, Fabrizio Emigli.
Felice perché Fabrizio, oltre ad essere un meraviglioso artista, è anche un mio caro amico e ben venga che sia lui a tenermi a battesimo.
Chiunque fosse interessato a prenotare il suo posto per la serata, potrà farlo chiamando il seguente numero: 3382286268.
Buona vita a tutti.

Bartolomeo Smaldone

lunedì 28 febbraio 2011

Il voto


Il voto

Per la Vergine ho infilato una corona di calle
ho immerso le mani nel sangue del cappone
ho dato il bianco ai muri e la calce al gradone
un pugno all’acqua e l’altro alla farina
Dalla porta saracena al Purgatorio
per le strade scandirò la melopea
con la ghiera di zama e il cero al petto
a piedi nudi per la grazia mia
Tu non darmi patimento e reggi il peso
tieni il passo del piatto e del tamburo
il mio voto è nascosto sotto il manto
come un fiore ripiegato su se stesso

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
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Per prenotare "Atomi" è sufficiente inviare una email all'indirizzo: info@gelsorosso.it
Oggi nasco per l'ennesima volta; dal nulla di un verso che non c'era, nasco.Accetto che questa sia la mia vita: una questione di rinascita in versi. Oppure, l'inverso del nulla, che è la Poesia stessa.

Bartolomeo Smaldone

mercoledì 23 febbraio 2011

Le campane della cattedrale



Il film è muto, la falesia pure
e al mare devota offre il suo fianco
È caldo questo barbaglio che arriva dritto agli occhi
passando e assaporando il fieno
È caldo e tutto intorno suda, anche le colonne di cemento
anche la vedova che corre al camposanto
A stento risalgo al pergolato
e penso tra la sincope e l’acqua
che la somma di due cani non mi darà la fedeltà
Il film è muto, desolato lo sterrato
divide un ettaro di terra a zolle rivangate
Desisto dall’idea di aggiungere il sonoro
non credo di meritare le campane della cattedrale
Ma il polline è buono tra le mani
e ho l’orizzonte dell’uomo fiducioso

Bartolomeo Smaldone
-Atomi- Gelsorosso Editore
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mercoledì 16 febbraio 2011

Il fondo del caffè


Vedi, delizia delle delizie
se ho insistito tanto perché capovolgessi la tazzina del caffè
l’ho fatto solo per il nostro bene
Mi addebiti una certa credulità
eppure sai che in pochi possono eguagliarmi in scetticismo
A cosa varrebbe allora oppormi al tuo fantasticare
quando ti tuffi nel catrame
dei cerchi avvoltolati nel piattino?
Quello che mi prospetti è il nostro desiderio
di accedere per sempre all’altra stanza
il nostro commovente tentativo
di sporgerci dallo stesso letto
Si chiama arte il desiderio
quando schernisce il comune senso del pudore
e sulle nude nocche delle mani
il resto sembra
inesorabilmente scritto

Bartolomeo Smaldone
-Atomi-
Gelsorosso Editore Copy2011
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