Meridionale

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Reading durante il concerto di Fabrizio Emigli alla Domus Talenti, Roma, 10 marzo 2011

lunedì 21 novembre 2011

DI QUESTO AFFANNO CHE CHIAMO AMORE


Di questo affanno che chiamo amore
scrivo così, in modo spregiudicato
Mi basta un odore, un codice genetico
Vorrei saperlo anch'io
dove iniziano i versi
e perché gente di buona reputazione
occupata nelle pratiche umane, artigiane
della sopravvivenza operaia
li riconosce come canoni di una fede
Perché io, per ciò che mi riguarda
penso più spesso e con più accondiscendenza
all'amore apocrifo
e in quello ti rivedo e mi rivedo
Se ci fosse un'infezione di sacralità
nei versi che scrivo per te
sarebbe comprensibile attenderli dall'alto
Ma le mie spurie metafore
sono ambigue
come la carità che si fa per strada
Sia chiaro,
non mi sento dannato
Nemmeno i santi riuscivano ad intuire
la loro santità
Mi sento amato
Quello sì, è un crisma di cui mi ungo volentieri
uno strano miscuglio che mi stordisce
Ecco
credo di scrivere per bisogno di capire
Se così è
ti amo per gratitudine

Bartolomeo Smaldone
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venerdì 4 novembre 2011

L'arco delle streghe (a Cesare Pavese)


Sorte beffarda e ruvida
che un attimo fa c'eravamo tutti
e ora chi resta dapprima chiede gli anni
e poi si compiace per aver passato la mano
Sorte di mala e sorte di compagnia
che confondi i Navigli con la Mole
e hai lo smalto in tinta con la sciarpa
e le scarpe in gomma che respira
Inverto i fattori e il risultato non cambia
E' chiaro ch'io resti il principale indiziato
di questa generale confusione passionale
Scegli me perché ho il collo più bello
anche se allo specchio posso sembrarti un altro
Scegli me per il mio accento normanno
e solo tu puoi udire una simile inflessione
nella mia voce da prima elementare
Sortilegio dell'arco delle streghe
Nell'ultima notte di Pavese
rimase inciso il nome della capitale
A me questa città piace così
meno gotica e più a nord del mare

Bartolomeo Smaldone
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