
Normalmente mi disabituo
alla mancanza, alla lontananza, alla lungimiranza
alla vicinanza asfittica, anestetica
Mi sforzo di essere autosufficiente, autoportante
auto illuminante
Potrei stare ore ed ore a fissare un punto
senza dir nulla o semplicemente fischiettando
Chiunque avrebbe ragione a credermi folle
e vincerebbe l’intera posta
perché normalmente lo sono
Ho la follia di chi si rimescola
di chi si spariglia
di chi si sfila guanti e camice bianco
per stare al caldo del mondo
e delle belle voci che tutto sanno
Ho la follia di chi arriva e riparte
non cammina, corre
salta e cade a testa in giù e tutto il resto all’aria
Il prezzo di una boccata di ossigeno epurato
senza tossine e senza debiti
senza riserve o indulti
Voglio quindi esisto
e più voglio più mi consumo
obbedisco al richiamo della foresta e non della civiltà
L’uomo civile mi annoia
ha il tanfo del galateo
e batte sempre troppo spesso le mani
come se fosse ogni volta in televisione
a godersi il profilo giusto, quello che sfila
quello che cancella tutti gli inestetismi
Dalla mia parte, da questo olimpo di eroi decadenti
io vedo il dissennato e il paroliere
e l’insonne e il suonatore di armonica
seduti l’uno accanto all’altro
a godersi gli occhi diafani della bella sacerdotessa
che tutti assolverà nel nome della coerenza emotiva
Bartolomeo Smaldone
(Copy 2010- all rights reserved)
Di nuovo, per un attimo, ti lasci guardare per davvero -come nel "l'accoglienza"-.
RispondiEliminaIl "maledetto", l'insofferente, estremamente consapevole di sè...quasi sprezzante. L'aspetto di te, più irresistibile e più detestabile.
Mi piace. Probabilmente più di tutte.
Ti abbraccio cuggì